Denti del giudizio: trattiamoli con saggezza
Denti del giudizio sani e ben posizionati in arcata sono un bene prezioso; non è quindi sempre necessario estrarli.
Spesso purtroppo non c’è spazio sufficiente dietro al secondo molare per accoglierlo, oppure esso presenta una direzione di crescita che non permette la sua corretta posizione in arcata e questo potrebbe esitare in una sua parziale o totale inclusione all’interno dell’osso.
In questa evenienza è necessario valutare, da caso a caso, se sarà indicata l’estrazione o se il dente potrà rimanere in quella posizione e andrà monitorato nel tempo. Questa valutazione va eseguita dallo specialista per mezzo di visite di controllo e radiografie mirate.
Il motivo principale per cui si consiglia la procedura chirurgica estrattiva è il possibile danno al secondo molare. Questa evenienza infatti potrebbe portare al riassorbimento o a carie del secondo molare in una posizione molto profonda, spesso impossibile da trattare, con rischio di perdita anche di quest’ultimo, elemento molto importante per l’apparato masticatorio.
Un altro possibile esito della presenza degli ottavi inclusi è la formazione di cisti che col tempo possono favorire l’insorgenza di infezioni. Il paziente infatti spesso decide di procedere all’estrazione dopo che ha subito il verificarsi di ripetuti ascessi.
Inoltre ci sono alcune teorie che affermano che gli ottavi potrebbero creare una spinta in avanti dei denti anteriori con formazione di disallineamenti.
Per questi motivi è importante, dall’età di 14 anni, monitorarli e valutarli.
Se lo specialista suggerisce l’estrazione bisogna tenere presente che l’età in cui intervenire è importante in quanto, col passare degli anni, l’operazione diventa più impegnativa per il chirurgo e più pesante per il paziente con una riduzione generale dei benefici e un aumento dei rischi di complicanze. L’età limite da questo punto di vista è stabilita a 25 anni.
In particolare per il terzo molare inferiore va ricordato che esso potrebbe contrarre uno stretto rapporto di vicinanza con una branca del nervo trigemino. Per questo è importante, per mezzo di radiografie, stabilire l’esatto rapporto fra queste strutture per scongiurare la lesione del nervo in fase di estrazione. Questa complicanza, peraltro molto rara, potrebbe comportare la perdita di sensibilità di parte del labbro inferiore.
Procedere alla germectomia, ovvero l’esecuzione dell’estrazione quando le radici dell’ottavo non sono ancora completamente formate, può ridurre questo rischio.
Anche la lesione del nervo linguale, qualora non venissero adottate le adeguate misure di sicurezza, esiterebbe in un problema analogo a carico del bordo omologo della lingua.
Nei casi di vicinanza del dente da estrare con strutture nervose utilizzo il Piezosurgery della Mectron, un apparecchio ultrasonico che, se usato correttamente, esercita una azione di taglio selettiva sulle strutture dure (dente ed osso) preservando i tessuti molli.
L’estrazione dei terzi molari è un intervento di routine che eseguo ambulatoriamente in anestesia locale.
In alcuni casi, in presenza di particolari condizioni psicologiche del paziente e in base al numero di denti da estrarre, è possibile avvalersi della presenza dell’anestesista in studio, il quale assisterà il paziente dal punto di vista farmacologico e praticherà la sedazione cosciente.
Le complicanze possibili sono il dolore e gonfiore postoperatorio (in seguito al trauma chirurgico e a pregressa infezione della zona interessata) solitamente ben controllabili con i farmaci che verranno prescritti, e un lieve sanguinamento.
L’alveolite postestrattiva è un’altra complicanza che può insorgere dopo l’estrazione, più fraquentemente a carico dei denti dell’arcata inferiore. In questi casi dopo 3-5 giorni compare dolore per infiammazione dell’alveolo. E’ un processo autolimitante della durata di 7-10 giorni.
Per la sua prevenzione è importante seguire i consigli che vengono forniti dallo specialista prima dell’intervento.
Altre complicanze sono possibili ma rarissime.
dr. Alessandro Zozzi